Amarcord

L’incontro con Luciano Pavarotti

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dai ricordi di Augusto Casali

Da pochi mesi avevo assunto la titolarità del Dicastero al Turismo, Sport e Telecomunicazioni e il Presidente della Federazione Ippica di San Marino, Leonardo Lonfernini, mi annunciò la visita nel nostro Paese del grande tenore, conosciuto nel mondo, Luciano Pavarotti, e mi chiedeva la possibilità di un incontro con il Maestro.

Tra Pavarotti e la Federazione Ippica Sammarinese c’era in atto una collaborazione relativa al concorso ippico che, se non ricordo male, si svolgeva da qualche tempo nella tenuta dello stesso Pavarotti a Modena.
Così il 9 Luglio 1992, il Maestro varca la porta del mio ufficio, da cui si godeva una vista straordinaria della Riviera Adriatica. Di primo acchito ebbi davvero l’impressione di trovarmi di fronte ad un vero monumento artistico ma rapidamente il discorso divenne molto più fluido perché Pavarotti, come tutti i grandi, non se la tirava. Parlammo di San Marino, del suo concorso ippico, del rapporto con la Federazione Ippica e con il nostro Paese e si soffermò parecchio sulla possibilità di ampliare maggiormente il coinvolgimento di San Marino e della sua immagine, attraverso l’appuntamento ippico che annualmente Pavarotti organizzava nella sua tenuta e che finiva con un grande concerto a cui invitava i più prestigiosi artisti canori del mondo, facendolo diventare un vero e proprio evento di cui anche le televisioni nazionali si occupavano ampiamente.

Conclusa la chiacchierata siamo scesi per il pranzo che avevo fatto prenotare a poca distanza dalla sede della Deputazione al Turismo ed esattamente si trattava del Ristorante La Taverna dei fratelli Righi. La mole di Pavarotti era imponente, ma mi confessò che era avvezzo a lasciarsi andare con il cibo nei periodi in cui non doveva fare concerti, per mettersi poi a dieta in prossimità di qualche sua performance.
Ci avviammo lentamente lungo la via tra la curiosità dei turisti presenti a San Marino quel giorno, e il Maestro mi mise una mano sulla spalla per sostenersi meglio. Quando giungemmo al ristorante, per salire nella sala era necessario fare una decina di scalini e a metà scalinata mi disse ridendo:
«L’ultima volta che sono salito così è stato quando sono andato sulla Torre di Pisa».



A tavola ci accolse Giovanni Righi, che dall’alto della sua esperienza ci sistemò al meglio. Durante la colazione si parlò un po' di tutto e il Maestro mise in luce anche qualche aspetto che deponeva a favore della sua umanità, ma si rivelò anche un formidabile barzellettiere e soprattutto mise in luce anche una certa ironia ed autoironia. Infatti ricordo che quando Giovanni Righi chiese:
«Maestro, che cosa gradisce mangiare? Carne o pesce?»
Pavarotti rispose:
«Le confesso che a tavola non ho alcuna personalità!».

Ecco, questo è il ricordo di una mezza giornata passata con il grande Luciano Pavarotti, che ripropongo solo oggi, esattamente trent’anni dopo!

 



Augusto Casali
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