L'Astrolabio

Come prima, più di prima…

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Cambiano le maggioranze, cambiano i Segretari di Stato, ma la sanità sammarinese continua ad essere malata e senza interventi drastici sarà davvero difficile risollevarla con il semplice uso della Dolce Euchessina, o del cambio di nome alla Cot (se non è zuppa è pan bagnato), stante l’imperante sistema vigente, fatto di codardia da una parte e di caccia alle persone scomode (al sistema vigente) dall’altra, nell’ambito di intrecci di persone e di destini collegati tra di loro.

L’era Bevere, già ha consumato un Segretario di Stato che troppo pervicacemente lo sosteneva e assecondava nella speranza di rafforzarsi politicamente anche sul piano personale e abbiamo visto come è andata a finire. Ora c’è una nuova situazione, una nuova responsabile istituzionale, la quale probabilmente ha capito le problematiche vere, ma è nuova rispetto alla ribalta e troppo condizionata da spinte che probabilmente gli arrivano da ogni parte, per cui, dire è una cosa e fare, purtroppo, è tutta un’altra. In questo imbarazzante giochetto i sostenitori del sistema vigente gongolano e continuano per la loro strada, cercando di eliminare o rendere la vita dura a chi all’interno non si adegua, e sminuendo chiunque osi dall’esterno criticare l’operato del vertice della sanità.
Questa sarebbe una tattica forse efficace se le cose andassero meno male e fosse semplice giocare sulla disinformazione prodotta dai canali ufficiali e dalle inevitabili scenografie poste in essere per rafforzare il messaggio, ma purtroppo, per i protagonisti della nostra storia, sono i fatti a parlare per i cittadini che ogni giorno devono confrontarsi con la realtà. E lo scontento, il mugugno, la protesta sono cose riscontrabili appunto ogni giorno e questo nonostante l’impegno, l’abnegazione e la professionalità del personale medico e paramedico rimasto in prima linea a sostenere una situazione divenuta davvero difficile, che noi cittadini dobbiamo ringraziare mille volte!

E’ il sistema in generale che non funziona. Da quando è arrivato il nuovo direttorissimo, contornato di consulenti su misura, si è parlato di futuro, di teoria, di tecnologie futuribili e chissà quanto realistiche per San Marino, ma non si è risolto neppure uno dei terreni problemi con i quali i sammarinesi sono alle prese ogni volta che ricorrono ai servizi della sanità. Le file negli ambulatori continuano, le file nelle farmacie continuano, continua ad essere difficile parlare con un medico, mentre la fuga di medici dal nostro Ospedale perdura e complica tutto.

In questo periodo è ricorso l’anniversario della scomparsa del Dottor Oliviero Soragni, che io ho avuto l’onore di annoverare quale amico. La figura professionale la conosciamo tutti e ciò che ha fatto per il nostro ospedale anche, quindi sorvolo, ma vedendo tutte le varie meritate iniziative dedicategli, mi sono tornate alla mente alcune cose, come ad esempio un suo scritto in cui diceva che si ricordava

  • «di un ospedale a misura d’uomo, senza ostacoli burocratici, dove i rapporti umani erano privilegiati»;
  • che «la politica di allora provvedeva al fabbisogno di una sanità autonoma e indipendente»;
  • che «le figure dei primari erano state declassate a Direttori di Unità Operative Complesse, privandoli della loro autorevolezza in campo clinico e decisionale»;
  • che aveva «difficoltà a dialogare con il Comitato Esecutivo»;
  • che «se i medici si allontanano dall’ISS non è solo un fatto economico»

e portava ad esempio che
«i Primari andati in pensione per limiti di età, erano sostituiti da pensionati italiani in quanto a San Marino un medico pensionato non può esercitare la libera professione, pena la perdita della pensione stessa».

Riflettendo ho pensato che sarebbe stato meglio per tutti se l’attenzione ricevuta da morto, Oliviero l’avesse avuta da vivo.
Perché quei concetti sono di una attualità spaventosa e invece di intervenire, in questi anni, i problemi si sono rigenerati e moltiplicati giorno dopo giorno. O c’è un sofisticato progetto per minare la sanità pubblica a favore della sanità privata, come sostiene qualcuno, oppure non si capisce per quale motivo tutti, o quasi, si girano dall’altra parte.

Se si vuole salvare la grande conquista del 1955 è evidente che occorre intervenire nel sistema organizzativo, che deve tornare alla dimensione sammarinese, abbandonando l’adozione di modelli pensati per altre realtà.
Occorre:

  • mandare a casa i costosi direttori generali venuti da fuori territorio e nominare un sammarinese che abbia a cuore gli interessi del nostro Paese;
  • occorre spazzare via la politica dalla sanità, eliminando figure clientelari e quella specie di oggetto misterioso che risponde al nome di Comitato Esecutivo, per ridare ai Primari l’autorevolezza scientifica, operativa e la responsabilità decisionale di ogni reparto e di ogni specializzazione.

E’ assolutamente necessario un impeto di coraggio da parte dell’attuale classe politica che dovrebbe scrollarsi di dosso il pensiero unico per fare valere la diversità, vera forza della politica con la P maiuscola, al fine di svincolare la professione del medico e del paramedico dalle dinamiche salariali della Pubblica Amministrazione, riconoscendo a queste stesse professioni il ruolo determinante che hanno nei confronti della Comunità.

Tante sarebbero le cose da aggiungere ma basterebbero solo i sopracitati interventi per invertire la rotta e vedreste che la sanità tornerebbe a funzionare molto meglio e il rapporto umano tornerebbe ad essere una caratteristica identitaria della sanità sammarinese, in passato da tutti un po' invidiata.

 



Augusto Casali
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