La Storia di San Marino

La Storia dello Stato di San Marino - Cap. 2

Le origini della Comunità Sammarinese non sono riconducibili a precisi documenti storici. Le fonti a cui è stato possibile attingere sono gli «Acta Santorum», una raccolta di notizie ricavate da documenti antichi e memorie manoscritte che si riferiscono alla vita dei Santi, avviata dal fondatore dell’Ordine dei Bollandisti, Jean Bolland, nato a Liegi il 13 agosto 1596 e morto ad Anversa il 12 settembre 1665.

Fra i manoscritti più antichi esaminati si trova il «Codice riminese», attribuito al XII secolo, intitolato «incipit vita Sancti Marini confessoris…», ed altre fonti citate dai Bollandisti.
Gli scrittori del ‘600 tramandando le prime notizie veridiche, trattarono le vite dei Santi introducendovi episodi favolosi, rendendo davvero difficile distinguere in modo attendibile il vero dal falso.
In verità di Vite di San Marino se ne conoscono diverse, ma non fanno altro che ripetere, in alcuni casi alterando, le notizie tramandate dai Bollandisti.
Comunque l’interessamento per la Vita del Fondatore e per la libertà della nostra comunità da parte di numerosi scrittori, denota il fatto che la fama e il culto del Santo Marino era piuttosto diffusa fin dai tempi più antichi.
Tanto è vero che i Sammarinesi, per evitare l’eventuale trafugamento delle Ossa del Santo, le sostituirono nella tomba con un altro scheletro, sistemando quello del Patrono in un’urna nascosta in un luogo che poi rimase ignorato per secoli.
Poi l’Arciprete della Pieve, Don Marino Bonetti, dopo giorni di ritiro preso il convento dei P.P. Cappuccini, affinchè il Signore lo ispirasse nel ritrovamento delle reliquie del Santo Marino, alle tre di notte del 3 maggio 1586 si recò al Tempio con altri frati cappuccini e rotta la base dell’Altar Maggiore, rinvenne l’urna che aveva impressa una Croce con incisa una leggenda: «clausa ab antiquis nobis aperta Marini – Sancta manent membra hic nobis cunctisrecolenda».
L’Arciprete diede immediata notizia al Vescovo Feretrano Mons. Francesco Sormani, il quale, recatosi a San Marino, compì la ricognizione giuridica e aperta l’urna, furono trovate le ossa del Santo con l’iscrizione: «Ossa Divi Marini Diaconi Confessoris».
L’urna fu sigillata dal Vescovo, mentre il Cranio fu sistemato in un reliquiario d’argento dorato e sistemato in una nicchia protetta. L’urna, dopo una nuova ricognizione effettuata nel 1726, fu ricollocata sotto l’Altare Maggiore dove rimane anche dopo la demolizione della vecchia Pieve e la costruzione dell’attuale.

 

Continua...

 

A cura di Acì
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