La Storia di San Marino

La Storia dello Stato di San Marino - Cap. 19

All'inizio del XX secolo l’architettura costituzionale di San Marino, basata su consiglierato a vita e divisione dei ceti, non era più rispondente alle caratteristiche e tendenze prevalentemente democratiche diffuse un po' ovunque.

Anche a San Marino era sentita la necessità di profondi cambiamenti.
Dopo un periodo di preparazione piuttosto lungo rispetto all'opinione pubblica che ormai si era adagiata sulla secolare consuetudine, sentito il parere del Consiglio e i suggerimenti di eminenti statisti e studiosi amici della Repubblica di San Marino, finalmente si giunse alla riforma da più parti auspicata.
Nell'Arengo semestrale del 6 aprile 1902 tre consiglieri presentarono una istanza affinché fosse indetto un Referendum al fine di conoscere direttamente la volontà dei cittadini. Ma nonostante le norme in vigore, come già visto, lo prevedessero, l’istanza d’Arengo presentata non giunse mai all'esame del Consiglio.
Nel corso del semestre successivo però, nella seduta consigliare dell’8 novembre, l’istanza fu sottoposta al giudizio del Consiglio ma venne respinta, riconoscendosi che il referendum la Repubblica di San Marino lo aveva già di fatto in uno dei suoi organi statutari, cioè nell'Arengo dei Capi-Famiglia.
La questione rimase in sospeso per tre anni prima che si arrivasse ad una conclusione. Infatti, nella seduta consiliare del 16 novembre 1905, la Reggenza portò in esame del Consiglio la proposta della convocazione dell’Arengo e 31 dei 32 consiglieri presenti votarono favorevolmente al decreto che ordinava la convocazione dell’Arengo, secondo le norme statutarie. Il giorno successivo la Reggenza annunciava con un pubblico proclama la deliberata convocazione fissata, con apposito successivo decreto, per il giorno di domenica 25 marzo 1906.
Al mattino, alle ore 9,00, i Capitani Reggenti, scortati da seguito, Guardia Nobile e Milizia Uniformata, si recano alla Pieve per presiedere l’Assemblea dei Capi-famiglia. Una volta formato il seggio, alle 9:30, viene dato accesso alla Chiesa. Effettuato il controllo delle schede da parte della commissione preposta, alle ore 11:00, chiuse le porte della Chiesa, aveva inizio l’Arengo.
Due erano i quesiti sottoposti al giudizio dei Capi-famiglia. Rispondendo al primo quesito, significava che, una volta eletto il nuovo Consiglio, questo non sarebbe più stato rinnovato né totalmente né parzialmente, ma dopo la prima elezione i Consiglieri si sarebbero surrogati per cooptazione senza più l’intervento dell’Arengo. Rispondendo no significava che l’Arengo voleva portare mutamenti alla costituzione, cioè rendere rinnovabile il Consiglio completamente o in parte ogni determinato numero di anni e per opera dell’Arengo.
Per quanto concerne il secondo quesito rispondendo significava che si voleva concedere al contado un numero libero di Consiglieri; rispondendo no voleva dire che il numero dei Consiglieri doveva restare di 40 per la Terra e di 20 per il Contado.
Mentre per il secondo quesito non ci furono incertezze d’interpretazione, per il primo si aprì un serrato confronto di interpretazione del quesito fra i conservatori e i democratici. Dopo una lunga discussione si addivenne ad un accordo tramite l’inserimento di una declaratoria. Finalmente alle 12:30, presenti 805 Capi-famiglia, l’Arengo veniva ufficialmente aperto. Si procedette all'appello per ordine alfabetico e per parrocchia.
Su 805 schede, 802 furono ritenute valide e 3 nulle. L’esito del primo quesito fu di 75 si e 727 no; per il secondo quesito i sì risultarono 761 e i no 41.
A stragrande maggioranza dunque la riforma fu approvata, segnando una pietra miliare nella storia della Repubblica di San Marino.

 

Continua...

 

A cura di Acì
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