L'Astrolabio

Così parlò lo statista

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Tutto si può dire di Bettino Craxi all’infuori che non sia stato uno statista. Forse lo capiamo più oggi che ieri, a 24 anni dalla sua scomparsa. Da allora sono successe molte cose e alcune sue profezie potevano essere fiutate solo da un politico di calibro.

Come, ad esempio, la sfiducia dei cittadini nella politica e l’avvento del populismo con tutto quello che poi ha rappresentato; anche a San Marino ne abbiamo avuto un chiaro esempio. Per non parlare del modo con il quale affrontò i fatti di Sigonella, a schiena dritta, anche di fronte alle pretese statunitensi.
Nel 1998, con alcuni compagni di partito, in piena diaspora socialista in Italia, lo incontrai ad Hammamet e parlando dei tentativi posti in essere per unire nuovamente i socialisti, Craxi disse che molto difficilmente la diaspora avrebbe potuto ricomporsi, anche perché lui non poteva trasmettere il coraggio a chi non ce l’ha, riferendosi a qualcuno in particolare. E così a tutt’oggi è stato. E molti altri esempi si potrebbero fare.
Comunque sia, il messaggio più attuale che ci è stato lasciato riguarda i durissimi parametri liberisti di Maastricht. Infatti, verso la fine degli anni '90 Craxi lanciò dalla Tunisia un giudizio perentorio sul liberismo che aveva messo le mani sul sogno originario dell’unità europea, trasfigurandolo.
«Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa per noi (italiani) nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi L’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo… e pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht».

Già, perché i parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un’appendice ai dieci comandamenti, purtroppo però, per il momento rimangono quelli liberisti che in Italia soprattutto hanno creato non pochi problemi.
Quelle dichiarazioni credo siano di una attualità abbagliante, anche per noi di San Marino alle prese con l’Accordo di associazione all’U.E., che non prevede l’adesione a pieno titolo ma bensì l’associazione, perché si tratta di un passo veramente importante e coinvolgente l’intera popolazione.
Purtroppo, a San Marino tutto è tenuto in segreto, addirittura un Consigliere di maggioranza avrebbe dichiarato su di un quotidiano locale che «il testo consolidato non esiste, nessuno lo tiene chiuso in un cassetto», ma scusate, se è così, che cosa hanno parafato i nostri rappresentanti e sulla base di che cosa avrebbero firmato la conclusione della trattativa con l’U.E.?
Gli Ordini del Giorno approvati nel Consiglio G. e G. in relazione alla materia specifica, sulla base di che cosa sono stati concepiti?
La Commissione Esteri, che ha discusso, dibattuto, approvato, in base a che cosa ha agito?
I consiglieri che hanno dichiarato durante un dibattito consiliare di non avere visto nulla sono dei bugiardi oppure dicono la verità?

E allora l’esigenza di far conoscere ai cittadini l’esatto contenuto del lavoro fino ad oggi svolto, vista l’importanza della materia per ogni sammarinese è divenuta impellente, non rinviabile, così come la volontà dei sammarinesi deve essere espressa, dopo opportuna conoscenza, con un Referendum, poiché è vero che la nostra è una democrazia rappresentativa, ma fortunatamente nel nostro ordinamento esistono strumenti di democrazia diretta che, quando si tratta di decisioni epocali i cui effetti ricadranno su ogni sammarinese, devono essere attivati e sottratti alla democrazia rappresentativa che, non dimentichiamolo, a San Marino è pur sempre affidata a 60 persone.

Occorre conoscere a fondo le cose, pensare bene a che cosa stiamo facendo, al fine di scongiurare fratture nel Paese e scompensi sociali che potrebbero accadere se San Marino diverrà una noce in un sacco, senza che la popolazione abbia potuto conoscere quanto è contenuto nell’Accordo che, allo stato attuale delle cose, c’è, non c’è e se c’è nessuno l’ha visto perché “non è chiuso in un cassetto segreto”.
E se è così e neppure chi di dovere ce l’ha nel cassetto, questo accordo, dov’è?

E’ fantastico!
Dopo fiumi di parole spese nell’avvicinamento alla conclusione della trattativa, gli autoelogi di taluni e la gioia di altri, scopriamo che materialmente l’accordo non c’è neppure in un cassetto nascosto di qualche Segreteria di Stato.

 



Augusto Casali
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